In Cina, nella lotta alla diffusione del Coronavirus, si è ora puntato il dito niente meno che sul gelato. Pare infatti che siano numerosi i casi di prodotto risultato positivo al Sars-Cov-2 che è rimasto congelato nell’alimento
probabilmente trasferito da una persona che aveva la malattia e che ha partecipato alla produzione. E’ “probabile” che la contaminazione sia “il risultato di un problema con l’impianto di produzione e correlato con l’igiene in fabbrica“, spiega l’embriologo italiano Lodovico Parmegiani, che è stato uno dei primi a lanciare l’allerta sulla possibilità di contaminazione legata alla persistenza del Covid-19 virus congelato (o meglio vitrificato) a basse temperature, insieme al professore australiano Gabor Vajta, pioniere della criobiologia.
“Sembra che le indagini si stiano concentrando sulle materie prime, ma in stabilimenti in cui si lavora a basse temperature – spiega – si deve sempre considerare che il virus Covid-19 che circola nell’ambiente (airborne) possa rimanere congelato si possa trasferire sull’alimento. Il rischio è più alto quando si utilizza azoto liquido che è a bassissime temperature e congela all’istante (vitrifica) il virus”. Il problema dei virus che possono rimanere congelati a basse temperature e si possono poi ‘risvegliare’ era già stato paventato alcuni mesi fa da alcuni criobiologi su importanti riviste scientifiche come ‘Brithish Medicine Journal‘ o ‘Human Reproduction‘.
“L’azoto liquido – prosegue Parmegiani – è impiegato nella produzione di gelati, nella surgelazione, nell’imbottigliamento, nell’impacchettamento e conservazione dei cibi. E ha anche altre applicazioni medicali, farmaceutiche e industriali: in generale bisogna considerare che ovunque questo venga impiegato è raccomandato sterilizzarlo per evitare che questo gas diventi un vettore di contaminanti. Da anni, la ricerca si sta concentrando su questo e personalmente, credendo molto nella necessità di porre l’attenzione a questo problema“, sottolinea l’embriologo che ha fondato una startup italiana, Nterilizer, che utilizza radiazione ultraviolette per sterilizzare l’azoto. Nterilizer ha raccolto quasi un milione di euro dal 2019 e ha raddoppiato la sua valutazione valore durante 2020. L’azienda ha sviluppato strumenti medicali certificati e sta progettando impianti industriali per sterilizzare l’azoto liquido prima dell’uso.